Povero Woody Allen: costretto tutti gli anni a sfornare un capolavoro, altrimenti i critici e gli spettatori più esigenti si arrabbiano. E sì che lui, a più riprese, ha spiegato il concetto: “Ragazzi miei, i miei film sono come la vendemmia del contadino. Un’annata può essere buona, un’altra meno”
.E credete che questa giustificazione basti per calmare gli animi imbufaliti dei suoi fans? Proprio non riescono a spiegarsi come mai l’autore di gioiellini come Io & Annie e Manhattan sia arrivato a mettere in piedi un film poco ispirato come To Rome with love, attualmente nelle sale. Naturalmente, il fatto che si stia rivelando uno dei più grossi successi commerciali della sua carriera non li rasserena affatto, anzi li fa incavolare ancora di più. Ci dispiace vedere questi fans struggersi nel dolore; ma forse, ragionando un pochino insieme, riusciremo a rimarginare questa inguaribile ferita.
La prima domanda da porsi è: ma è possibile che un uomo che ha superato i 75 anni, a cui da circa 40 anni viene riconosciuta universalmente la patente di genio, non possa permettersi un banale divertissement una volta ogni tanto? To Rome with love è un film leggero, verissimo. Non ci sono i grovigli psicoanalitici a cui il regista newyorchese ci ha abituati da sempre. Questo film, semplicemente, è una dichiarazione d’amore a una città che ama da sempre. E che ha imparato ad amare ancora di più girandovi per mesi con tutta la troupe.
Le storie che si raccontano nel film sono poi così banali? Certamente manca la compattezza qualitativa a cui ci aveva abituato l’Allen migliore. Ma il Benigni nei panni dell’uomo medio, che diventa improvvisamente famoso senza sapere il perchè, è un gioiellino nella sua semplicità (senza contare che la mimica, la simpatia naturale di Benigni sono sempre un regalo, in qualunque occasione). Oppure l’uomo semplice che sotto la doccia-e solo sotto la doccia- riesce a cantare come Pavarotti: guardiamoci un po’ intorno, e scopriremo che queste idee hanno una spanna in più rispetto alla media del panorama cinematografico attuale.
Il titolo, To Rome with love, sarebbe troppo da cartolina. Ma scusate, è forsa colpa di Allen se gli americani sono così ignorantelli da non conoscere la letteratura italiana? Lui il film voleva chiamarlo Bop Decameron. Poi, da una ricerca di mercato, è risultato che non c’era un americano che uno a conoscenza dell’esistenza del capolavoro di Boccaccio, e allora ha dovuto ripiegare sul più semplice To Rome with love. Proprio Allen, che per tutta la vita ha predicato il disincanto, per una volta ha scelto un titolo da cartolina che richiama l’incanto delle bellezze romane. Un reato? A noi che scriviamo sembra proprio di no.
Dunque, ricapitolando: To Rome with love appartiene senz’altro alla categorie delle annate minori di Allen. Del resto gli capita sempre quando dedica un film a una città: anche le precedenti esperienze veneziane, catalane e parigine non erano state eccellenti (a parte New York ovviamente). Ma ribadiamo il concetto espresso nelle prime righe: può un signore della sua età decidere di stra-fregarsene dei critici, e innamorarsi di una città senza menarla con le sovrastrutture artistiche? La risposta è sì. Tanto più può farlo con Roma: una città di cui tutti, almeno una volta nella vita ci siamo innamorati, e non volevamo andarcene via. Ebbene, scoprire che Mr Allen condivide con noi questo innamoramento, ci fa un gran piacere.
Se poi i critici, nella loro furia demolitrice, riescono a trovare nel cinema moderno qualcosa di più divertente di Benigni che corre in mutande per le strade di Roma, ce lo facciano sapere. Oppure, se ne son capaci, trovino un attore più affascinante di Alec Baldwin, che con sguardo sornione ammaestra un giovanotto imbranato sulle regole della seduzione. Facile demolire superficialmente, sparando nel mucchio, vero? E allora, relax amici. To Rome with love è un film minore, ma è piacevole da vedere. E siamo sicuri, conoscendo la lucidità di Allen, che la scelta di un film ‘leggerino’ fosse voluta, per abbassare un po’ la temperatura delle hard news che ogni giorno ci tocca ascoltare.
Nessun problema dunque. WOODY C’E’. Possiamo anche scriverlo con lo spray sui muri del cavalcavia.
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