All’indomani dei funerali di Whitney Houston, celebratesi sabato 18 febbraio nella cittadina di Newark in New Jersey, sotto l’occhio onnipresente delle telecamere in diretta mondiale, c’è chi si rifiuta di assecondare il fenomeno mediatico e cantare le lodi della diva americana trovata morta lo scorso 11 febbraio nel bagno della sua stanza d’albergo a Beverly Hills a causa di un mix di farmaci ed alcool.
A discostarsi dal sentimento comune di solidarietà espresso dalla maggioranza è il social democratico Lennart Holmlund, membro del consiglio di amministrazione della città di Umea a nord della Svezia.
In alcuni passi tratti dal suo blog personale si legge:
“ Dovete smetterla di esaltare Whitney Houston, bravissima cantante senza dubbio, ma assolutamente indegna di alcuna glorificazione in quanto incapace di prendersi cura di se stessa senza contare la propria figlia che,seguendo le orme della madre,è caduta anche lei nel baratro della tossicodipendenza ”
Parole durissime e decisamente fuori dal coro quelle del politico svedese che contrariamente a quanto espresso dal cordoglio di celebrità radunatesi presso la Chiesa Battista della Nuova Speranza, fa emergere il lato oscuro e autodistruttivo della cantante soprannominata “dolce miracolo” dal collega e amico Kevin Costner.
Holmlund aggiunge: “ Che madre orribile […] Whitney è imperdonabile poiché ha scelto di morire invece che utilizzare la sua fama e ricchezza per cercare aiuto professionale e quindi curarsi “
“ Avrebbe potuto sfuggire alla morte e alla droga, invece ha scelto entrambe droga e morte ”
A conclusione di questa controversa quanto discutibile tirade, il politico lancia un ulteriore accusa verso quei media che attraverso la spettacolarizzazione delle tragedie umane esaltano inconsapevolmente una vita d’eccessi come quella della Houston, fungendo da traghettatori di cattive abitudini e promotori ufficiali di degrado sociale e alienazione.
Sembra impossibile che un’artista del suo calibro scelga la strada della morte. E negli ultimi tempi c’era stata anche una sua ripresa. La volontà di vivere forse c’era, ma le difficili esperienze di vita, la dipendenza dalle droghe e la sua vita familiare non l’hanno aiutata a percorrere la strada giusta. Il dibattito è ancora più che aperto.
Anto Cossu
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