E’ stata una domenica speciale per il paese di Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria. La storia del campetto di Rizziconi è un perfetto esempio del clima di omertà e terrore che una mafia può riuscire a esercitare all’interno di una comunità. Il terreno dove oggi sorge il campo apparteneva in passato a Teodoro Crea (detto “Toro”),
l’incontrastato boss della zona, uno che tutt’oggi viene venerato come un re in paese. Nel 2000 il terreno venne confiscato al boss, proprio mentre il Consiglio Comunale di Rizziconi veniva sciolto per infiltrazione mafiosa (un evento purtroppo assai frequente in queste zone). Nel 2002 il terreno fu assegnato definitivamente al comune di Rizziconi, e i commissari prefettizi allora in carica decisero di farne un campo di calcio, con l’idea di trasformarlo in un simbolo del riscatto del paese contro la ‘ndrangheta. Il campo venne inaugurato nel 2003, ma nel periodo successivo nessuno ha osato entrarvi. Il campo era stato sottratto al boss, e mandare i propri figli a giocarci avrebbe rappresentato uno “sgarro” inaccettabile. In poco tempo il campo cadde così in stato di abbandono, martoriato anche da atti di vandalismo.
Ma la salita sul terreno dell’omertà è sempre ripidissima. Girando in paese nei giorni immediatamente precedenti l’arrivo degli azzurri, i giornalisti inviati hanno raccontato di un paese ancora freddo, così intrappolato nel terrore da non riuscire a godersi un evento che tanti altri paesi italiani possono solo sognare. “Cosa c’entra il calcio con la ‘ndrangheta?” ha commentato qualcuno. C’entra, eccome. Anche perché da queste parti i boss controllano anche il mondo del pallone; i presidenti delle squadre locali sono quasi tutti ‘ndranghetisti, e non capita di rado che gli arbitri delle gare locali vengano obbligati a far osservare dei minuti di silenzio in memoria di qualche boss morto ammazzato.
Nella vita, come nelle favole, esistono gli idoli buoni e gli idoli cattivi: la speranza è che i ragazzi, avendo visto da vicino gli idoli buoni, possano finalmente dimenticarsi di quelli cattivi.
Matteo Serra
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