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Sonisphere Festival 2011

Ci sono concerti che difficilmente riusciremo a dimenticare. E ci sono quei festival che in qualche modo si fanno ricordare per la ventata di novità che si portano dietro. In realtà il Sonisphere Festival è una novità solo nel nome, visto che da anni in Italia esiste un evento simile, il Gods Of Metal. Il Sonisphere 2011

passa in Italia e riesce ad essere un successo ed un flop nello stesso tempo.
Importanti le parole del direttore artistico della LiveNation Roberto De Luca in merito festival in Italia che non sarebbero recepiti dai fans come invece avviene coi singoli concerti. Questo evento segue la logica: diventa un successo per la parte pratica e tecnica, grande musica, il meglio di quanto prodotto negli ultimi anni, una location decente, tanto entusiasmo; è in realtà un flop nel seguito.

Venticinque mila persone la prima serata e quindicimila la seconda danno il senso dell’insuccesso soprattutto se in cartellone hai mostri sacri come gli Iron Maiden o iLinkin Park. E soprattutto se in altri stati le quarantamila presenze vengono raggiunte in una sola serata. Tanti i motivi: prezzo troppo alto (ma se rapportato all’evento e alla line-up era ben comprensibile) e la poca abitudine degli italiani a questi eventi. Se domenica 26 è stato il momento adatto per i fans dell’alternative rock, sabato 25 ha sancito l’essenza del metallo. Una giornata partita dalle prime ore del mattino e conclusasi dopo più di undici ore di musica, caldo e pogo. Ad aprire le danze i Rise to Remain verso le nove e mezzo. Poi via col metallo pesante: Bring Me The Horizon, Mastodon, Rob Zombie. Quest’ultimo apre alla serata diversificata per generi: prima l’alternative metal dei Papa Roach che ha scatenato i fans; poi l’hard rock dei Motorhead che però non ha suscitato grandi entusiasmi vuoi per la voce di Lemmy sommersa dalla musica, vuoi per essere una presenza incoerente col resto della line-up.
G
li Slipknot forniscono, come prevedibile, il momento più bello della giornata, con una linearità musicale invidiabile. Doveroso il ricordo di Paul Gray, il bassista della band morto un anno fa. Momento questo che ha commosso tutti i presenti,per due minuti di silenzio lunghissimi e sentitissimi. Il resto è stata una bordata micidiale che ha scatenato il pubblico e ha aperto la strada all’arrivo degli headliners, gli Iron Maiden, per due ore di metal vecchio stampo, perfetto come perfetti sanno essere questi leoni dopo più di 30 anni.

Grazie per il contributo a Ismaele Schillaci

Simone Spada

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