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Se la persecuzione è cristiana

 Evito la banalissima frase di rito: “Non esistono morti di serie A e B”.

Una morte è la fine di una persona, sempre: avviene però in modi, contesti, periodi storici differenti.

La storia recente ci ha insegnato che certi episodi non dovrebbero più capitare.

Purtroppo spesso le attese vengono deluse. Sarà che la storia, compiuta dagli uomini,

non riesca a fornire insegnamenti e limitare le storture che l’uomo applica ad essa mediante le proprie azioni.

In questi giorni i media ci hanno trasmesso notizie poco piacevoli dall’Egitto, Paese che, così dicevano, si sarebbe improvvisamente avviato verso la modernità democratica e un futuro radioso. Questo non pare nel caso noi volessimo inserire la caccia al cristiano tra le azioni non propriamente degne di uno stato “nuovo” e libero (che parola abusata!), quale l’Egitto dovrebbe essere secondo le fonti mediatiche occidentali.

Eppure la caccia al cristiano è uno sport molto diffuso, non ci sono le stagioni di apertura e chiusura e la specie più prelibata è quella cattolica. Ahinoi, nel mondo ogni giorno dobbiamo registrare morti per questa fede: secondo un calcolo, freddo e cruento, ogni cinque minuti un cristiano viene ucciso; in tutto il XX secolo i morti sono stati circa quarantacinque milioni. Sì, quarantacinque milioni. Fenomeno non relegato a un periodo specifico della storia, ma diluito con costanza negli anni, senza interruzioni.

Però difendere il cristiano, e ancor di più il cattolico (gli anglo-americani sanno proteggere piuttosto bene la loro maggioranza protestante), non va di moda, passatemi il termine. In fondo, nelle scuole si gareggia su chi sia più anti-cristiano, a prescindere dalla contrapposizione fede-Vaticano (spesso per far partire gli attacchi si tirano fuori le colpe, vere o presunte, dei pontefici); eppure non mancano le difese (spesso ripetitive e inutili in quanto assenti gli attacchi!) nei confronti delle minoranze etnico-religiose. Si cade nel patetico e nel dogmatismo, nel razzismo “al contrario”, quello in cui gli intoccabili sfruttano al meglio il proprio status. Ma lo status di cristiano cattolico è debole agli occhi dell’altro, in fondo Gesù di Nazaret disse di porgere l’altra guancia; ma non era un fesso, e, se non ricordo male, al tempio ne disse quattro ai mercanti.

C’è da ammirare, e nessuno può negarlo, la grande dignità dei cristiani nel mondo, veri martiri della fede, senza troppi piagnistei, con un grande desiderio di essere rispettati e non massacrati in Asia, in Africa e nei mass-media occidentali (una barbarie altrettanto diffusa, quest’ultima).

In un mondo che chiede sguaiatamente diritti, il cristiano non si appiattisce su questa richiesta, perché si accontenta della libertà.

In fondo, i diritti sono un’invenzione dell’uomo. La libertà no.

 

 

MIchele Pisano

 

 

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