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Ricordate questo nome: Ron Paul

C’è un signore. Un texano, ma nato a Pittsburgh. Anzianotto, ultrasettantenne. Si chiama Ron Paul. L’ho scoperto circa quattro anni fa, leggendo qua e là in riviste di esteri e su internet, mentre ci si accingeva a votare il candidato del Republican Party alla Presidenza degli Stati Uniti.

Un candidato di nicchia, neanche considerabile come outsider. Percentuali che oscillavano tra il 4 e il 6 per cento.  Un rivoluzionario, però. Un personaggio diverso dai soliti imbalsamati schiavi delle potenze a stelle e strisce (armi, chiese evangeliche e comunità ebraiche, lobby farmaceutiche, mass media: insomma, quelli che ti fanno vincere le elezioni negli Usa).

Ron Paul, pur avendo sostenitori in tutti i gruppi sopraelencati, non “deve niente a nessuno”. E’ un cane sciolto, ma a differenza dei soliti cani sciolti, non è uno sprovveduto.

Quattro anni fa in pochi lo conoscevamo, e oggi siamo ancora qui, a tifarlo nel nostro piccolo.

Chi è lui? Un libertario. Semplicemente. Un patriota per la pace.

Detesta restrizioni e guerre, soprusi e furbetti, monopoli e poteri finanziari.

Io nel 2008, insieme a pochi altri “matti” dal resto d’Italia, scrivevo su di lui, e facevo l’alba aspettando i risultati elettorali, il più delle volte deludenti.

Oggi, qualcosa può cambiare.

Lo scrivo ora. Non so se sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti. Non so nemmeno se sarà il candidato dei repubblicani a sfidare Obama.

Di una cosa però sono certo. Se lo ascolterete, se lo leggerete, se lo studierete, difficilmente non vi verrà da urlare “forza nonno Ron”.

A tutti voi, che la ReLOVEution abbia inizio.

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