Stufi della raccolta differenziata? Niente paura. Gli argini del fiume Nera, nel pieno centro di Terni, si prestano facilmente al desiderio di afferrare l’oggetto ormai privo di utilità e di lanciarlo a terra.
Lotta al sistema? Odio verso il mondo? No, semplice maleducazione. Mentre infatti si allibisce e si commenta con disprezzo l’atteggiamento dei napoletani in merito allo smaltimento dei rifiuti, non ci si accorge delle piccole ‘Napoli’ che ci circondano.
Via Campofregoso corre sopra gli argini del fiume Nera. La via si estende ai margini del centro storico; arteria non sottoposta alle restrizioni dettate dalla ZTL, è costeggiata da un grande giardino, con giochi per bambini e fontane. Un cuore verde nell’abitato, un piacevole rifugio dal traffico e dai suoi rumori.
Eppure qualcosa non va. Malgrado i recenti lavori di recupero degli argini, con la realizzazione di un percorso pedonale panoramico, l’inciviltà ha colpito gli ultimi spazi naturali nel centro di una città che soffre per lo smog,le polveri sottili e l’assenza di un buon piano regolatore.
Una pattumiera. Ecco cosa sono il parco e il camminamento a Febbraio 2012. Resti di tutto, di tetrapak di vino, di sacchetti di merendine, di pacchetti di sigarette, scritte e rottami d’ogni genere.
TerniMagazine, quotidiano on line, l’11 Maggio 2011 dipingeva un quadro allarmante della condizione del sotto ponte Caraciotti, struttura che collega il trafficato viale Antonio Gramsci alla storica via Carrara.
Nel medesimo articolo si parla anche di chiaviche, ovvero di ratti, quei mammiferi oggi più diffusi dell’essere umano nei piccoli e grandi centri, che vivono in colonie di centinaia di esemplari riproducendosi a ritmo vertiginoso e che, grazie alle capacità di adattamento, sopravvivono agli interventi dell’uomo e alle azioni della natura.
Dove ci sono topi il degrado è, senza ombra di dubbio, cosa tangibile. D’altronde nonoccorre un’accurata analisi per emettere un giudizio su fiume e parco. Il letto del Nera, quando questi è in secca, riporta alla luce rottami di lavatrici, stendini, pali, addirittura telai di biciclette, alcuni dei quali ormai interrati e dei quali è visibile soltanto la sagoma, segno che la pratica di usare il corso d’acqua come discarica non è recente.
Eppure le acque del Nera, pur attraversando il cuore cittadino, regalano piccoli scorci da paradiso fluviale, con abbondante vegetazione e, nei tratti meno profondi, acque trasparenti. Spettacolo deturpato dal sacchetto di plastica e dai resti di un pasto frugale impigliati in un ramo che sbatte sulle onde.
Dice il saggio che lo stato decoro di un centro abitato misura il livello di civiltà di chi lo abita. L’ Umbria è una regione famosa in tutta la Penisola per la beltà dei suoi panorami, per il connubio tra arte e natura, quest’ultima ancora selvaggia, incontaminata.
Non resta molto verde a Terni, in particolare dopo dieci anni di attività edlizia che ha sottratto alla popolazione rifugi dal tam tam quotidiano.
Perché allora non essere capaci di preservare ciò che resta, a beneficio proprio e della collettività? Perché non denunciare la condizione di degrado di qualcosa che non appartiene al Comune ma a tutti i ternani, indiscriminatamente. L’amore per il luogo in cui si vive non si palesa urlando il nome della squadra allo stadio, ma prestando un po’ di attenzione a conservare beni di tutti, come il monumento ai caduti della resistenza, così fortemente voluto dall’amministrazione, ma ora anch’esso pattumiera al centro di una rotatoria, con il prato secco e arido, carta e tracce di pneumatici. Segni tutti di un rispetto che manca non solo verso se stessi ma anche verso i morti.
Comments are closed.