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La verità sotto la maschera

Velena Drag non è una bellezza statuaria ma un personaggio dalle forme morbide: ricorda quelle signore allegre e un po’ maliziose che sovente le si incontra ridere fragorosamente sotto l’ombrellone durante le calde serate estive.

Cara Velena la domanda più frequente: come vivi il tuo essere Drag Queen: nel momento in cui vesti i panni del tuo personaggio hai modo di assumere la sua identità? Può essere considerato una” zona franca” in cui si sfumano, si incontrano e si confondono i confini tra mascolinità e femminilità ? In sostanza interpretare Velena vuol dire forse essere Velena anche nella vita?

“Un uomo che interpreta una parte femminile, esprime o può esprimere il suo lato femminile, ma questo non vuol dire che io rimanga intrappolato nel mio personaggio nella vita di tutti i giorni. Quando mi levo il trucco e il costume sono semplicemente me stesso e conduco un’esistenza che va al di là del mio personaggio a cui affido il compito non di rivelare me stesso ma di fare spettacolo, di divertire lo spettatore e di fargli passare una bella serata.”

Quindi una netta separazione tra vita e teatro, quasi un rovesciamento di uno dei corollari del teatro contemporaneo, che ci porta in questo caso però a conferire dignità e dimensione teatrale al personaggio di Velena.

“Dopotutto nella storia del teatro per lungo tempo i ruoli femminili sono stati interpretati da uomini. Per come io interpreto il mio personaggio eccentrico e dai tratti anche esasperati, sono contrario all’idea che bisogni essere troppo femminili, che si arrivi a “scimmiottare una donna”. Il fine non deve essere quello di attrarre assumendo forme femminili, ma di intrattenere il pubblico, magari strappandogli una risata. Purtroppo troppo spesso questo scopo primario viene dimenticato e quando ciò accade, cioè quando si cerca solo di attirare lo sguardo con il proprio corpo, si perde la teatralità e anche un po’ di correttezza professionale.”

Come è iniziata la tua esperienza di Drag: Queen perché questa scelta?

“Ho iniziato quando in Sardegna questa forma di spettacolo non era ancora così diffusa, ed ho cominciato soprattutto per gioco, per divertirmi e naturalmente per il fascino dell’arte del travestimento.”

Quanto dura o può durare l’interpretazione di personaggio? Anche per tutta la vita?

” Anche per tutta la vita e penso che a questo proposito Platinet insegni. Naturalmente non è statico ma dinamico e può subire delle evoluzioni anche se il ristretto contesto del’isola può forse limitarle.”

Come si diventa Drag Queen nel senso come ci si procura gli abiti? Come realizzi quel trucco così particolare che caratterizza le tue apparizioni e i tuoi spettacoli?

“Mi piace dire che i costumi delle Drag Queen sono un po’ dei” cassonetti” nel senso che raccolgono tutto quello che gli altri non vogliono. Una volta entrati nel circuito lavorativo procurarsi i costumi è più facile, poi l’importante è riuscire a creare il proprio personaggio. Per quanto riguarda il trucco, io come mestiere faccio il truccatore.”

Questa intervista, a cui si è cercato volutamente di conferire solo un sapore teatrale, evitando di entrare nella sfera privata e rispettando i confini del palcoscenico, ha però mostrato che dietro la maschera si nasconde un interprete serio e professionale. Una sottile critica ad un mondo dello spettacolo dove alcune volte si perde il fine principale che è quello appunto di fare spettacolo, di mettersi in gioco ponendo nel pubblico l’epicentro della propria pratica professionale. Una mostra di sé non fine a se stessa quindi, ma entro una cornice ludica, satirica, teatrale.

Marta Spiga

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