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La crisi che ha messo l’Olimpo in ginocchio

 E’ una crisi da bollino rosso quella che dal 2008 a oggi ha causato la morte della culla della civiltà per antonomasia, la Grecia. Fin dall’antichità patria di grandi filosofi e pensatori, templi sontuosi, eroi mitici, divinità eccentriche. Ma oggi,in quella splendida terra sul mar Egeo, non ci sono più eroi. Soltanto persone in ginocchio. Che chiedono aiuto, che attendono, perché non sanno più cosa fare di loro stesse.

Impossibile non chiedersi cosa sia accaduto alla grande Repubblica Ellenica, oggi così piccola e senza scudo. Nel 2008, davanti ad una gravosissima crisi economica mondiale, sembrava che la Grecia avesse risposto bene al peso dell’inflazione. Ma siccome i nodi vengono sempre al pettine, nel 2009, George Papandreou, premier della Grecia fino al novembre 2011, si trovò obbligato a fronteggiare le conseguenze del tragico debito pubblico che il precedente governo aveva taciuto. Quello fu il momento in cui le agenzie di rating persero la fiducia verso i titoli di Stato greci.

Poi, in seguito alle dimissioni di Papandreou, Lucas Papademos, ex BCE, venne messo a capo del nuovo governo ad interim che avrebbe dovuto guidare la rinascita del paese ellenico e assicurarsi la sua posizione stabile all’interno dell’area euro. Infatti un’ipotetica uscita della Grecia dall’eurozona comporterebbe la svalutazione della moneta locale: la dracma verrebbe svalutata del 50% con conseguente aumento del costo delle importazioni. Per non parlare del fatto che questa stessa uscita avrebbe ripercussioni su tutti quei paesi che, come il Portogallo, hanno adottato la moneta unica.

Papademos ha allora dato nuovo vigore al piano di austerity, approvato con 154 voti a favore e 144 contrari durante il governo Papandreou, che si è rivelato una nuova epidemia su una popolazione già malata, provocando quasi il default. E, tralasciando i numeri, la Grecia di oggi è una terra che piange. E’ una terra di persone che vivono al buio perché non ci sono soldi per mangiare, tanto meno quelli per pagare le bollette; di persone che vorrebbero lasciarsi morire ma tentano di sopravvivere per aiutare i propri figli; di persone che hanno perso il lavoro e non ricevono uno stipendio da mesi o, a volte, da molto più tempo; di persone che hanno visto il loro stipendio dimezzato soltanto perché lavorano come dipendenti statali, o che sono diventate dei senzatetto non essendo più in grado di pagare l’affitto; di persone che vivono con metà pensione e sono costrette a vendere i propri gioielli per avere qualche soldo in tasca.

Tutto questo accade silenziosamente, nel buio delle case di cittadini e lavoratori onesti, mentre la BCE (Banca Centrale europea) continua a savalguardare le banche greche ma non i cittadini che si vedono derubati di tutto e stanno morendo di fame. E no, non è il solito modo di dire perché in Grecia, oggi, la gente muore davvero e non vuole essere lasciata da sola in mezzo a questo buio.

Le onde azzurre sulla bandiera greca sono diventate le onde di un mare in burrasca che ha travolto un’intera nazione e rischia di colpire anche chi da sempre è vicino al paese, questa la preoccupazione di nazioni quali l’Italia di Monti, la Francia di Sarkozy e la Germania di Angela Merkel.

Ma oggi, 21 febbraio 2012, in seguito a tredici lunghe ore di trattative, i ministri delle finanze dell’Eurogruppo hanno accordato un prestito di altri 130 miliardi di euro, che suonano come l’arpa delle muse alle orecchie di una Grecia che, senza aiuti, il fallimento lo avrebbe visto davvero. Evangelos Venizelos, ministro delle finanze greco, è riuscito a convincere i privati che detengono obbligazioni del debito greco, i quali hanno rinunciato a 107 miliardi che spettavano loro, regalando uno sconto alla Grecia. I creditori, poi, si sono dimostrati favorevoli alla sostituzione dei vecchi titoli del debito con titoli a scadenza più lunga. Mentre la nazione ellenica, da parte sua, tenterà di riportare il debito pubblico al 120% del Pil entro e non oltre il 2020 e sottoscriverà un nuovo articolo della Costituzione che la impegna a pagare i debiti prima di affrontare qualsiasi altra spesa.

Allora, forse, oggi è il giorno in cui la Grecia torna a respirare. Forse, oggi è il giorno in cui la Grecia può accendere la luce e uscire dal buio. Ed il mare è calmo, almeno per oggi.

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