Nel 2008 fu un trionfo, e lo slogan era ‘Yes we can’. Son passati quattro anni, e di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia per tutti, figuriamoci per il Presidente degli Stati Uniti. L’aria che tira non è più la stessa, e difatti il nuovo slogan della campagna elettorale, ‘It begins with us’, è leggermente diverso. Il senso sembra uguale, ma c’è in più una leggera sfumatura di pessimismo. In controluce, vi si legge una difficoltà, un incitamento a resistere nonostante tutti gli attacchi esterni e interni.
La campagna elettorale di Obama, effettivamente, è la campagna di un presidente che si è trovato a fronteggiare una delle più gravi crisi economiche nella storia degli Usa. C’è da dire che, sul delicato fronte dell’economia, almeno per il momento la maggioranza degli americani sembra orientata a dar la colpa al predecessore Bush. Ma quanto tempo durerà la luna di miele tra il presidente e il suo popolo? L’ultimissimo sondaggio vede Obama nettamente in testa rispetto a Romney, il più probabile rivale: 9 punti percentuali di scarto, nei 12 stati più importanti. Ma da qui a novembre la strada è lunga, molto lunga. Il politologo Robert Watson sostiene che la rielezione dipenderà soprattutto da due fattori: il prezzo della benzina e la riconquista delle minoranze etniche, che tanto contribuirono alla prima elezione. La benzina è una bella gatta da pelare: da quando si è insediato come presidente, c’è stato un rincaro del 73% . Ma poiché a Obama tutto si può attribuire fuorchè l’inerzia, ha già individuato una soluzione nella politica della ‘green economy’: più investimenti sulle energie alternative, per uscire dal ‘cul de sac’ della dipendenza dal petrolio. E ancora promesse di incentivi all’eolico, al solare e ai biocombustibili.
Ma la svolta, o per meglio dire la conferma di attenzione ai temi ambientalisti, quanto può influire sui movimenti elettorali? Pochino, per la verità. Ecco dunque la necessità di pigiare il pedale su altri due argomenti scottanti: la riforma sanitaria, e i successi che l’amministrazione ha ottenuto nell’economia. La riforma sanitaria è ancora un giallo, perché dopo il passaggio parlamentare l’ostacolo ora sono i giudici della Corte Suprema, che peraltro sembrerebbero decisamente orientati verso la bocciatura. Sull’economia, l’imperativo è rimarcare le differenze coi repubblicani. I quali è vero che fan di tutto per pestarsi i piedi a vicenda, però c’è poco da cullarsi tra gli allori. Finora Obama non ha mai replicato alle violente accuse dei suoi rivali, ma ora è arrivato il momento di digrignare i denti e dire ‘la concezione economica dei repubblicani è pura follia’. Una frase forte, che per essere ulteriormente rafforzata ha bisogno anche di esempi semplici e concreti. E quindi, ecco la chiarissima immagine di Mr Obama al suo uditorio: ‘non è giusto che la segretaria di Buffett paghi un’aliquota maggiore del suo capo. Chi guadagna più di un milione di euro deve pagare più tasse, mentre la classe media deve essere lasciata in pace’. Non perde occasione il presidente per ricordare, anche attraverso i social network, quanto l’amministrazione abbia lavorato per rilanciare l’economia: una serie di grafici sulla sua pagina facebook per spiegare che l’economia è cresciuta dell’ 1.7%, e specialmente nel settore privato c’è stato un incremento delle assunzioni.
Obama, insomma, pensa di puntare ancora sulla campagna 2.0 . Ma basterà? Il politologo Watson, sopraccitato, sottovaluta forse il terribile scivolone durante il summit sul nucleare a Seul: lo storico fuori-onda, in cui Obama ha promesso a Medvedev una maggiore flessibilità in caso di rielezione. Qualunque fosse l’oggetto della flessibilità a cui si riferiva Obama, ha pestato un terreno minato: tolleranza sull’ ‘amicizia’ dei russi con la Corea del Nord? Sulle sanzioni all’Iran? Sulle numerose armi che Putin ha messo nelle mani del presidente siriano? Il popolo americano è molto disorientato riguardo alla politica estera di Obama. E purtroppo per lui l’impatto dei social network non è più quello di una volta. E il documentario di 17 minuti, ‘The road we’ve traveled’, in cui la voce narrante di un generosissimo Tom Hanks enumera i successi del presidente (riforma sanitaria, fine della guerra in Iraq, uccisione di Bin Laden, incremento dei diritti delle donne sul lavoro, ripresa dell’industria automobilistica), di sicuro non basterà per garantire la vittoria. Sarà ben più utile alla causa democratica il video del repubblicano Santorum: un video-horror, in cui si descrive con scenari apocalittici (strade deserte, alberi spogli, parchi giochi vuoti) una eventuale vittoria di Obama. Ecco, è sufficiente che i repubblicani continuino su questa pista così goffa e aggressiva, e allora il percorso di Obama sarà tutto in discesa. In tutti i casi, in bocca al lupo a Mr Obama, che in questo momento rappresenta l’America
Comments are closed.