In principio era il Verbo: così recita il Vangelo di Giovanni. La scienza invece, con argomentazioni più credibili, sostiene che in principio era…l’idiozia. Gli uomini primitivi balbettavano, arrancavano; era l’istinto a guidarli, non la ragione. In poche parole, erano degli autentici idioti. Ma poco male comunque: col passare dei millenni ci saremmo rifatti. E proprio perché negli anni abbiamo affinato il bene dell’intelletto, ci diverte vedere sullo schermo le idiozie. Un idiota ci fa ridere
perché sentiamo una distanza dai suoi comportamenti; la sua ingenuità, la sua goffaggine è uno stadio che abbiamo superato, e per questo lo liquidiamo con una sana risata.
A cosa serve questo lungo cappello introduttivo? A spiegare il successo de I due soliti idioti, spiegarlo a quei tanti che non riescono a farsene una ragione. Fior di sociologi che ci meditano a lungo, e proprio non ci dormono la notte: ma come, si domandano increduli, un esercito di teenager si è innamorato di questo umorismo così greve? Dove abbiamo sbagliato? Si
domandano pensierosi. Permettete, cari luminari, un consiglio amichevole: rilassatevi. I soliti idioti sono un fenomeno di costume totalmente innocuo. Trascorrere due ore in compagnia di due cabarettisti eccentrici non nuoce gravemente alla salute di nessuno.
E tanto meno alla salute dei ragazzini: così giovani, con gli anticorpi che gli funzionano ancora a dovere, vi pare che basti un filmetto per stenderli K.O.? È sufficiente un minimo di buon
senso. Quel pizzico di onestà intellettuale che spinge a osservare la realtà coi propri occhi, e non sulla base del moralismo un tanto al chilo. I soliti idioti non è un capolavoro, e gli autori sono i primi a convenirne. Un film senza pretese. Volutamente senza pretese. Gioiosamente senza pretese. E una cosa è certa: i protagonisti Biggio e Mandelli non fregano gli spettatori. Hanno stretto un patto col proprio pubblico: noi vi regaliamo degli sketches leggeri leggeri, lasciando ad altri illustri colleghi il peso delle noiose sovrastrutture. In TV avete mostrato di gradire la nostra ‘mercanzia’, e al cinema pure. Ora mettetevi comodi in poltrona, e godetevi il secondo capitolo della nostra ‘saga’. Non è che il pubblico vada al cinema sotto prescrizione medica: è una libera scelta quella di siglare il patto con questi due signori, accettandone tutte le clausole.
Finché la gente si diverte col romanaccio sboccato di Ruggero De Ceglie, sarebbe assurdo disfare il contratto anzitempo. Anche perché il pubblico -questo gli addetti ai lavori lo sanno perfettamente- quando si stufa di un format lo fa capire subito. Niente giri di parole, nessuna avvisaglia particolare: semplicemente, all’improvviso, migliaia di biglietti rimangono invenduti. E mentre la maschera si gira i pollici, o fa le parole crociate per passare il tempo, nella sala affianco è appena
arrivato il nuovo blockbuster americano: il popolo accorre in massa,
gongolano i venditori di popcorn! Per il momento però non c’è blockbuster che tenga: il mercato della gag demenziale all’italiana va a gonfie vele. Solo Lo hobbit supera negli incassi gli Idioti. Ma troppo comodo: lì nella Terra di Mezzo ci sta lo stregone Gandalf coi suoi poteri magici, che trucca la partita! D’altra parte non c’è niente di nuovo in quel che diciamo: l’Italia è un Paese di sepolcri imbiancati, questo si sa. Gente che si riempie la bocca parlando di libero mercato, e poi vogliono imporre delle restrizioni al mercato dei film? E poi, sarà mica colpa del pubblico se le curve di Miriam Giovannelli (protagonista femminile del film) sono ben più interessanti della Vita di Pi? Che poi avrà pure una vita interessante questo personaggio di Ang Lee, nessuno lo mette in dubbio, ma evidentemente le scorribande di Biggio e Mandelli sono ancor più interessanti.
E comunque, alla faccia di questi ‘Torquemada’ del Duemila, sempre pronti a puntare il ditino ammonitorio, il film vanta persino qualche citazione colta al suo interno: le comiche alla Ridolini; la parodia delle arti marziali stile Matrix; perfino la ‘cura Ludovico’ di Arancia meccanica son riusciti a piazzarci dentro! Che poi, se il risultato finale fosse davvero così poco dignitoso, di certo non ci avrebbero messo la faccia due artisti di peso come Teo Teocoli e Gianmarco Tognazzi.
Ma forse è meglio arrendersi subito. L’Italia è un posto in cui il successo non te lo perdonano mai. Biggio e Mandelli (e il produttore Valsecchi, forse il furbo della compagnia) sono due persone intelligenti, hanno capito che bisogna scherzarci sopra. Il cartello all’inizio del film è molto eloquente: “In questo film vedrete degli idioti che fanno cose idiote. Vi consigliamo di non imitarli e di…farvi una bella risata”. E allora, facciamocela una risata con questo bel campionario di personaggi pittoreschi: i pirati della strada stile Jack Sparrow, che scorrazzano per le vie di Milano; i criminali russi, così gaglioffi che sanno solo farsi del male tra loro; i ‘tamarroni’ che vanno al cinema e, non più educati alla cultura
della sala, tirano fuori lo smartphone per guardare altre immagini.
Voilà. Cari critici, il piatto della comicità scanzonata è servito. Non vi piace? Eh su, un po’ di leggerezza nella vita! Come direbbe il signor De Ceglie, sfoderando il suo solito linguaggio da lord inglese: DAI CAZZO!!!
Comments are closed.