I dati parlano chiaro: il corso sulla progettazione europea svoltosi a Nurri dal 26 febbraio al 3 marzo ha raggiunto ottimi risultati. Organizzato dalla Provincia di Cagliari – Assessorato Politiche Giovanili e Università, Politiche della Legalità e della Pace- in collaborazione con la Consulta Provinciale dei Giovani e le associazioni NUR, TDM 2000 e YOUSARDINIA, il corso aveva come obiettivo l’acquisizione degli strumenti necessari alla realizzazione di progetti riguardanti le azioni del programma Gioventù in Azione.
Trenta ragazzi, quattro formatori e tanta voglia di imparare: i giovani sono venuti a contatto con il mondo della progettazione europea e hanno appreso le modalità con le quali partecipare attivamente alla costruzione di una comunità europea coesa.
Nell’ottobre del 2011 andai ad una conferenza dal titolo “Politiche Giovanili per lo sviluppo di Cagliari- La sfida per una città nuova”. Ascoltai gli interventi con interesse e annotai i nomi delle associazioni che avevano organizzato l’evento.
Uscii dalla sala con la sensazione di avere ancora qualche possibilità, nonostante la crisi, il precariato e le politiche del lavoro sempre più penalizzanti per i giovani.
Vedere tanti ragazzi che grazie al loro spirito d’iniziativa e al loro impegno erano riusciti a costituire delle associazioni e ad offrire ad altri giovani la possibilità di formarsi mi fece pensare che probabilmente avrei avuto un’ alternativa all’emigrazione.
Il giorno dopo lessi un articolo sulla Nuova Sardegna: “L’associazionismo salverà i giovani”, recitava il titolo. Pensai fosse una scelta azzardata: quei ragazzi avevano ottime idee e sapevano coniugarle ad una buona dose di pragmatismo, ma la situazione era ben più grave di quella ottimisticamente descritta dalla giornalista.
In seguito decisi di entrare a far parte di un’associazione e venni a contatto con un mondo del quale sino a quel momento non sapevo nulla: i programmi promossi dalla Commissione Europea. Non avevo mai sentito parlare del programma Gioventù in Azione e di conseguenza non sapevo come poter prendere parte a tale programma. Ebbi una risposta immediata: l’associazione TDM 2000 prese a inviarmi una e-mail a cadenza mensile informandomi sui loro progetti, quali gli scambi giovanili e i corsi di formazione. Per cause di forza maggiore però persi di vista quest’aspetto e mi ripromisi di partecipare ad iniziative di questo genere non appena ne avessi avuto la possibilità.
L’occasione giusta si è presentata un mese fa: controllando il sito della Provincia di Cagliari ho saputo della promozione di un corso sulla progettazione europea.
Tale corso è stato strutturato secondo le metodologie dell’educazione non formale: tale approccio non prevede l’attribuzione di voti o giudizi, ma solo il dispensare consigli utili all’apprendimento immediato. Tutti i ragazzi hanno avuto la possibilità di imparare con gli altri e dagli altri; il confronto quotidiano e il rispetto verso le idee e opinioni altrui hanno favorito l’arricchimento del bagaglio professionale e personale di ogni partecipante. A momenti di duro lavoro si sono quindi alternati momenti di socializzazione, nei quali i ragazzi si sono potuti conoscere e scambiare informazioni sulle rispettive associazioni di provenienza. Aver messo in pratica tutto quello che è stato insegnato in cinque intense giornate aiuterà a non dimenticarlo: non si è trattato solo di assimilare informazioni, ma di utilizzare subito le conoscenze acquisite.
Per selezionare coloro che proseguiranno la loro esperienza nel campo dell’europrogettazione in Sardegna o all’estero è stato scelto un metodo alternativo: i partecipanti sono stati invitati a indicare tre nomi, dopo aver riflettuto su chi fossero i giovani adatti a vivere una nuova esperienza di questo genere. In questo modo lo spirito di collaborazione tra i membri del gruppo è stato rafforzato.
Collaborazione è una delle parole chiave per lo sviluppo della nostra isola. Il lavoro congiunto delle associazioni presenti nel territorio e della Provincia ha dato vita a questo importante progetto.
Io non so se l’associazionismo salverà davvero i giovani, né quando la situazione economica migliorerà. Ma so che ora, oltre ad avere tutti gli strumenti utili a realizzare un progetto sono in grado di lavorare in gruppo e gestire il tempo e lo stress. Se possiedo delle capacità pratiche lo devo alle associazioni giovanili, ai giovani e alle giovani che hanno avviato progetti ambiziosi e mi permettono di mettermi alla prova.
E vedo con occhi diversi il titolo di quell’articolo.
Giulia Cara
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