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Francois Hollande. La vittoria di un uomo normale

 Libertè, egalitè, fraternitè, normalitè. Fino alle 21 di ieri sera il motto nazionale della Repubblica Francese comprendeva solo i primi tre sostantivi. Ora, con la vittoria di Francois Hollande alle Presidenziali, Monsieur Normale è arrivato all’Eliseo.Lo stesso Hollande per tutta la campagna elettorale si è definito normale, al fine di marcare una distanza netta col suo predecessore Nicolas Sarkozy, che al contrario era solito peccare di narcisismo. Probabilmente il profilo basso è stato la chiave del successo dei socialisti, dopo ben 17 anni di digiuno dal potere. Il fatto che poi il candidato della gauche fosse un signore venuto dalla provincia (natali in Normandia, lunga esperienza amministrativa nel sud-est del Paese) si è rivelato un vero colpo di grazia per il post-gollista Sarkò.

In realtà, vedendolo sgolarsi davanti a una folla oceanica in Place de La Bastille, l’impressione che Hollande ha dato è di un leader decisamente energico; un leader ben motivato a guidare un Paese che non ha bisogno di carezze, bensì di carezze in un pugno. A prima vista, la normalità potrebbe stonare con la grandeur. In realtà, se per grandeur si intende l’orgoglio delle proprie radici francesi, questo patriottismo può coniugarsi con un progetto riformista improntato alla normalità. Il confronto con Francois Mitterrand in realtà è abbastanza fuorviante. Fuor di dubbio che il nuovo inquilino dell’Eliseo abbia ereditato dal monarca repubblicano la scelta del socialismo riformista, ma la storia in questi ultimi 20 anni è cambiata: coi mercati che impazziscono e i partiti xenofobi che allignano in mezza Europa, c’è poco da presentarsi come i piccoli Bonaparte di turno. Altrimenti il rischio di una Waterloo, con conseguente esilio mesto a S.Elena, sarà dietro l’angolo. Le prime pagine dei giornali potevano ingannare: vedere Sarkozy e Merkel sempre abbracciati e sorridenti poteva indurre a credere che l’unico vero europeista fosse l’ex Presidente. Le apparenze ingannano: Hollande ha a cuore le sorti europee quanto Sarkozy (forse di più, ma questo lo si verificherà nei prossimi mesi). La differenza sta nell’approccio: il rigorista Sarkò ha lasciato il posto a un Hollande più sensibile ai temi della crescita; il ‘patto di ferro’ franco-tedesco per sanare i bilanci europei comatosi è franato sotto il peso del 52% degli elettori francesi, che hanno preferito la diplomazia di Hollande.

Certo non bisogna sottovalutare l’enorme bacino elettorale di Marine Le Pen: che peso avrà questa enorme opinione pubblica di estrema destra, che appena sente parlare di extracomunitari tira fuori oggetti contundenti dalla tasca? Non sarà di certo una convivenza facile. Per quanto riguarda i rapporti col resto d’Europa, la Merkel ha capito da un pezzo che il nuovo interlocutore è Francois, e difatti sta già cominciando a ‘coccolarlo’. Ieri notte gli occhi di Hollande erano tutti su quella folla osannante della Bastiglia. Ma da oggi l’occhio vigila anche sulla Grecia: il crollo dei partiti europeisti nelle elezioni elleniche, condito dai pericolosi proclami dei Neo-Nazi, è un drammatico punto all’ordine del giorno nell’agenda di Hollande. Ad ogni modo, l’Europa in generale si è espressa con toni abbastanza entusiastici sulla vittoria di Hollande. In Italia, a parte le sparate anticonformiste dell’ex ministro Roberto Calderoli, tutti contenti di questo signore con l’aspetto da travet (ma miracolosamente in grado di sedurre donne bellissime). Monsieur Travet ha conquistato la Francia, ed è un dato di fatto che tutto il mondo dovrà trattare con lui. Mica male per uno che i suoi stessi alleati definivano ‘Couille molle’, eh?

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