Press "Enter" to skip to content

Diario di una scellerata demente e del suo nobile fantasma

Sapeste com’è strano trovare un’autrice sensibile a Milano…
Avevo bisogno di un abbrivio, per introdurre il commento a questo piacevole romanzo di Eleonora, e l’ho trovato in questo pezzo della Vanoni, riveduto e corretto per l’occasione. Devo dire che l’autrice, nel porgermi il libro tra le mani, mi aveva dato una chiave di lettura a mio avviso un pò inesatta.

 Mi disse che questo Diario è un divertissement, un’operetta ironica e leggera a cui avrebbe fatto seguito, ancora in fase di stesura, un romanzo più cupo e malinconico.  Naturalmente poi, trattandosi di un romanzo e non di un’autobiografia, è evidente che la narrazione è un racconto di pura fantasia. Però chi conosce Eleonora, e il suo carattere così unico nel suo genere, la vedrebbe benissimo muoversi dentro gli spazi di questo racconto. Un racconto, oltretutto, scritto con quella sincerità che proviene solo dal profondo del cuore. Si coglie, leggendo il romanzo, l’onestà intellettuale di Eleonora, la purezza di un cuore che desidera condividere le proprie inquietudini col lettore. Vorrebbe volare Elisa, la protagonista, ma ha paura poi, battendo le ali, di ritrovarsi con la faccia annerita dallo smog. E’ una donna che vive come una costrizione i tempi e i modi di una metropoli come Milano. Eppure, proprio attraverso il conflitto, il violento accozzarsi con una città che non le assomiglia, viene fuori un personaggio con un suo bello spessore letterario. Se Elisa fosse la donna più felice del mondo, non varrebbe la pena di spenderci tre righe. Invece è inquieta, profondamente inquieta, e a partire da questa inquietudine possono venir fuori non uno, ma mille romanzi.

 Elisa si autodefinisce nel titolo una ‘scellerata demente’, e già si capisce subito che questa autoironia dà l’avvio a un racconto in cui gli aspetti psicologici dei protagonisti sono molto curati. Se poi, a questa scellerata affianchiamo pure un nobile fantasma, allora ecco che gli elementi del thrilling aggiungono pepe alla narrazione, che già di suo era pepata. Vi chiederete, chi è questo nobile fantasma? Sarei un vero ingrato se ve lo svelassi nella recensione…Posso solo mettervi la pulce nell’orecchio, e dirvi che questo fantasma, non è certo il fantasma col lenzuolo bianco che ci raccontano nelle favole..E’ un fantasma molto più complesso, come era logico immaginarsi da un carattere meravigliosamente complesso come quello di Eleonora. Scopritelo questo fantasma, leggendo questo romanzo che, personalmente, ho consumato avidamente in una sera, e giuro che la cosa non mi capita di frequente. Divertitevi in questo curioso triangolo geografico Milano-Lecce-New York: vedrete muoversi personaggi che la penna di Eleonora, intinta nel curaro, ci descrive con spietatezza. Poi non è che gli uomini (e le donne)siano tutti da buttare: ci sono anche delle isole di felicità, delle persone valevoli con cui la protagonista vorrebbe condividere un progetto di vita, e vorrebbe donare loro un pò della sua estrema vitalità. E’ tutto scritto in queste 250 pagine: la difficoltà di essere madre (compito che di per sè è difficile, ma forse essere madre in una metropoli lo è ancor di più) ; la pazienza nel tessere nuovi rapporti con gli uomini, che saranno pure dei gran mascalzoni sti uomini, ma pare che non se ne possa fare a meno ; il coraggio che ci vuole ad esser diversi in un mondo di uguali. Quest’ultimo, in particolare, è il tema cardine di tutto il romanzo, la chiave di volta per capirlo e per apprezzarlo fino in fondo.

‘Diario di una scellerata’, insomma, è una perla. Una perla donata ai porci-tanti porci-che allignano a Milano. E non solo a Milano, beninteso!

La dedica finale possiamo prenderla in prestito da Mediterraneo di Salvatores: ‘Dedicato a tutti quelli che vogliono scappare’. Il milanese Salvatores , sono sicuro, la pensa come la milanese Eleonora. E anche chi, come me, milanese non è, ha una gran voglia di scappare. Dev’essere un desiderio universale…

Probabilmente la stessa Eleonora non si è accorta di quanto anche questa sua opera prima sia intrisa di malinconia metropolitana. Direi di più: in mezzo a tutta una serie di godibilissimi intermezzi comici, l’aspetto che maggiormente emerge tra le righe del romanzo è un forte pessimismo di fondo. Un pessimismo sì forte, ma non leopardiano attenzione. Leopardi come è noto vedeva nella natura una terribile matrigna, mentre Eleonora si limita a lanciare i propri strali contro un’umanità corrotta, che nella sua rincorsa a una venale superficialità, forse, è arrivata a un punto di non ritorno. La natura, invece, è un rifugio. Un rifugio che Eleonora trova nel lago di Como, e immaginando con la fantasia una Milano finalmente immersa nel verde. Già, ma perchè io continuo a parlare di Eleonora, quando invece la protagonista del romanzo si chiama Elisa? Chissà perchè, viene spontaneo identificare Elisa con Eleonora: conoscendola, si ritrovano eccome dei punti in comune. Allora mettiamola così: fuor di dubbio che i moti dell’anima di Elisa siano molto simili a quelli di Eleonora.

Francesco Mattana

 

 

Comments are closed.

Mission News Theme by Compete Themes.