Kiev. Adesso tutti sanno dov’è, grazie agli Europei 2012. Fino a qualche settimana fa, per molti era solo un nome senza precisa collocazione. Eppure, a parte essere la città in cui si sono decise le sorti di due nazionali di calcio, Kiev è anche un palcoscenico di misteri politici. Secondo gli oppositori di Viktor Janukovich, attuale Presidente dell’Ucraina, “il Paese si sta dirigendo verso una vera e propria dittatura”.L’arresto (nell’agosto dello scorso anno) di una delle anime della Rivoluzione Arancione, Julia Tymoschenko, ne è una prova. Nota a tutto il mondo per essere stata la prima donna premier ucraina (è rimasta in carica meno di un anno, nel 2005), la Tymoschenko è stata arrestata nell’aula del Parlamento con l’accusa di abuso di potere durante il suo mandato presidenziale. Pare che avesse fatto pressioni per una fornitura di gas alla Russia di Putin, contratto giudicato sfavorevole per l’Ucraina. Queste accuse, la “lady di ferro” le ha sempre respinte. Secondo i suoi sostenitori, Julia Tymoschenko è stata incarcerata per volere del suo rivale politico Janukovich. Si tratterebbe quindi dell’evidente tentativo di eliminare un’oppositrice politica scomoda. Dall’aprile di quest’anno, la donna porta avanti uno sciopero della fame, iniziato per protesta dopo il ricovero coatto in una clinica di Karkhiv e le percosse ricevute da alcuni inservienti. L’eroina della Rivoluzione Arancione ha scritto su internet di essere stata prelevata con la forza dal carcere di Karkhiv dove era detenuta. “Tre uomini robusti si sono avvicinati al mio letto, mi hanno gettato un lenzuolo di sopra e hanno cominciato a tirarmi giù con la forza. Mi sono difesa come ho potuto e ho ricevuto un pugno violento allo stomaco”. Il procuratore della regione di Karkhiv ha ammesso il ricovero coatto, dando una versione diversa dell’arresto (la Tymoschenko non sarebbe stata picchiata né avvolta nel lenzuolo).
Per quanto sia evidentemente impossibile stabilire lo svolgimento reale della vicenda del ricovero, la tesi della Tymoschenko risulta credibile se si pensa alle sue passate esperienze. Nei primi del 2000, restò vittima di un incidente stradale –riportando solo lievi ferite-, “casualmente” dopo essere diventata il leader dell’opposizione all’allora Presidente ucraino Leonid Kuchma. Julia, con coraggio, aveva condotto numerose proteste pacifiche antigovernative, anche in seguito alla morte del giornalista Georgij Gongadze, rapito e assassinato nel 2000 poiché in possesso di alcune audiocassette che incriminavano il Presidente e altri funzionari dell’amministrazione. I sostenitori della Tymoschenko hanno sempre affermato che l’incidente automobilistico fu il primo tentativo di farla fuori. L’Unione Europea, dopo i fatti avvenuti a Karkhiv, sta portando avanti un boicottaggio politico verso l’Ucraina, in aperta opposizione all’arresto di Julia Tymoschenko. I leader europei avevano promesso che non si sarebbero recati alle partite a Kiev (anche se la Cancelliera Merkel aveva garantito la sua presenza sulle tribune ucraine in caso di vittoria della Germania). Ma, come abbiamo visto, è stato il nostro Mario Monti assieme al Presidente spagnolo Mariano Rajoy ad andare a Kiev domenica, rompendo di fatto “l’embargo” contro il governo ucraino.
Il boicottaggio degli Europei, atto alla fin fine puramente formale, non ha garantito nulla.
È necessario che l’UE adotti una linea politica e giuridica forte per monitorare meglio l’Ucraina. Infatti, la libera espressione è da tempo minacciata su tutti i fronti. Basti pensare alle donne del movimento femminista FEMEN. Le immagini e i filmati della loro rimostranza pacifica contro Uefa Euro 2012 –perché a causa dell’evento è aumentato il giro di prostituzione- hanno fatto il giro del mondo. Nel materiale reperibile su internet si vedono anche i maltrattamenti subiti da queste donne, arrestate e picchiate per la loro protesta. Se le manifestazioni pacifiche non sono viste di buon occhio, e spesso impedite, perfino la libertà di stampa è minata. Come se non bastasse, aleggia anche un pesante clima omofobico, tanto che Amnesty International ha esortato le autorità ucraine a proteggere i diritti delle persone omosessuali. Le misure dell’Unione Europea non devono farsi attendere, perché la situazione ucraina rischia di sfuggire a ogni controllo.
Alice Gurrieri
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