Press "Enter" to skip to content

Cuori neri, di Luca Telese

Un’opera di ricostruzione storica importante, caratterizzata da uno stile mai noioso anzi, tipicamente giornalistico, diretto, alla portata di qualsiasi lettore.
Cuori Neri (edito da Sperling&Kupfer) è più di un libro, è una testimonianza di quanto orrore e di quanto male possa generare un’interpretazione eccessiva dell’ideale

 

 politico, che si riduce non al sostenere un’idea, un principio, una bandiera, ma ad annientare l’ avversario non più considerato essere umano ma bestia da eliminare. Una stagione cruenta quella degli anni di piombo, segnata da sparatorie, sprangate, giovani vite spezzate spesso in presenza dei genitori, impotenti ed attoniti di fronte alla freddezza ed alla crudeltà a cui il fanatismo conduce. Cuori Neri, ovvero le storie di ventuno ragazzi che, tra il 1970 e il 1983, rimasero vittime di agguati ed assalti compiuti da loro coetanei. Il fatto che vittime ed assassini avessero quasi sempre la stessa età rende questa storia (vera) ancor più cruda.
“Fascista!” : una parola che equivaleva ad una condanna a morte. Bastava essere additati come tali a scuola o nel lavoro per subire, di lì a poco, un’aggressione che non sempre si risolveva con qualche punto al Pronto Soccorso.   

Eppure, malgrado un rapporto di forza sovente di 10 a 1, molti giovani scelsero di militare e partecipare alle battaglie del Fronte della Gioventù, del Fuan, di Terza Posizione, nel nome di una militanza intesa come lotta tra la gente , ricerca di nuovi spazi, elaborazione di istanze e proposte.
Telese, ex militante del Movimento studentesco, oggi affermato giornalista, propone una raccolta di piccole biografie realizzate anche attraverso interviste a familiari, amici e a personaggi oggi noti della politica, allora giovanissimi iscritti.
Tra le vicende più terribili quella di Sergio Ramelli, diciannove anni, assassinato per aver scritto un tema sulle Brigate Rosse; Mikis Mantakas, greco, studente di medicina a Roma, coinvolto in un conflitto a fuoco; Stefano Cecchetti, ucciso perché indossa dei “camperos”, stivaletto in voga tra i ragazzi di destra. Eh già, perché nei ’70 si moriva anche per un vestito indossato nel luogo sbagliato e al momento sbagliato.
E poi i processi, lo strazio delle famiglie e gli assassini, quasi sempre sfuggiti alla legge, finendo a volte per prendere parte a delitti ‘eccellenti’.
Un volume importante per conoscere ed approfondire un pezzo della nostra storia recente che forse abbiamo rimosso troppo frettolosamente, dimentichi di volti, storie e persone vive e morte che ancora attendono giustizia.

Marco Petrelli

Comments are closed.

Mission News Theme by Compete Themes.