
Pochi mesi dopo la scomparsa di Rita Levi Montalcini, la scienza italiana perde un’altra indiscussa protagonista, Margherita Hack, scomparsa a 91 anni nei giorni scorsi a Trieste. Ma a differenza della prima, che ha incarnato la classica figura della scienziata perfetta, seria e “impermeabile ai sentimenti” (come lei stessa si definì in un’intervista), la professoressa Hack ha rappresentato una figura nettamente diversa, capace di guadagnarsi negli anni una popolarità certamente non comune per uno scienziato. Sentendola parlare in televisione o nel corso delle moltissime interviste rilasciate ai vari mezzi di informazione, difficilmente si poteva non provare al contempo simpatia e ammirazione per questa anziana signora che con una dialettica sempre vivace e accattivante amava parlare di scienza, ma non solo.
Da un punto di vista strettamente scientifico, il contributo di Margherita Hack è stato duplice. Da un lato, è stata un’eccellente scienziata nel campo dell’astrofisica: autrice di oltre 200 pubblicazioni scientifiche, ha diretto per più di tre decenni l’Osservatorio Astronomico di Trieste, sua città d’adozione (a darle i natali fu invece Firenze, come “tradiva” il s…